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Chiesa di San Giorgio - Cassolnovo (PV)
Siamo nell’anno santo della Speranza.
Il Giubileo ha origine ebraica, quando ogni 50 anni si celebrava un anno di riposo della terra (per rendere più forti le coltivazioni) e la liberazione degli schiavi per restituirgli l'uguaglianza e ridurre le distanze tra i ricchi e i poveri.
«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.»
I biblisti sostengono che il Giubileo sia uno sviluppo logico dell'anno sabbatico.
Anche il Libro di Ezechiele, che alcuni studiosi considerano preceda il Codice della Santità, fa riferimento ad un anno di libertà, durante il quale la proprietà è restituita al proprietario originale.
Bonifacio VIII nel 1300 ha indetto il primo Giubileo, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all'inizio era ogni 100 anni; viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II.
Riproduzione degli affreschi del pittore piemontese Ademollo conservati a palazzo Pitti a Firenze.
Rappresentano quanto descritto nel primo libro delle Cronache 14, 17 – 15, 4. 14-16. 25 – 16, 2.
In quei giorni. La fama di Davide si diffuse in tutti i paesi, mentre il Signore lo rendeva terribile fra tutte le genti. Egli si costruì edifici nella Città di Davide, preparò il posto per l’arca di Dio ed eresse per essa una tenda. Allora Davide disse: «Nessuno, se non i leviti, porti l’arca di Dio, perché Dio li ha scelti come portatori dell’arca e come suoi ministri per sempre». Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i leviti. I sacerdoti e i leviti si santificarono per far salire l’arca del Signore, Dio d’Israele.
I figli dei leviti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei leviti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. Davide, gli anziani d’Israele e i comandanti di migliaia procedettero con gioia a far salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla casa di Obed-Edom. Poiché Dio assisteva i leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, si sacrificarono sette giovenchi e sette arieti. Davide indossava un manto di bisso, come pure tutti i leviti che portavano l’arca, i cantori e Chenanìa, che dirigeva l’esecuzione. Davide aveva inoltre un efod di lino. Tutto Israele faceva salire l’arca dell’alleanza del Signore con grida, con suoni di corno, con trombe e con cimbali, suonando arpe e cetre. Quando l’arca dell’alleanza del Signore entrò nella Città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra, vide il re Davide ballare e far festa e lo disprezzò in cuor suo. Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.
Al centro dietro al Calvario
La scena mostra il sacrificio che Noè compì dopo essersi salvato con l'arca dal diluvio, riappacificandosi con Dio: si tratta di un momento fondamentale nelle storie della Salvezza, poiché dai discendenti di Noè verranno le generazioni che condurranno il popolo d'Israele fino alla liberazione dalla schiavitù.
Il messaggio che ci giunge attraverso la vicenda di Noè ci trasmette contenuti che riguardano i rapporti fra Dio e gli esseri umani: la necessità di evitare il male e seguire il bene, il valore della vita, la cura per ogni essere vivente e per il creato in genere.
Re Davide - Noe’- Antico Testamento. Gesù-Nuovo Testamento: il compimento della storia della Salvezza.
Gesù la nuova Arca dell’Alleanza tra antico e nuovo - il compimento delle Scritture - l’incarnazione del Messia.
Sul lato destro le rovine d’un tempio classico con i simboli del martirio. In quest’anno giubilare San Defendente verrà portato in processione per le vie del nostro Cassolo come segno tangibile di comunione e professione di fede: un pio cristiano dei primi secoli che ha sparso il suo sangue per Cristo.
Sempre sul lato destro i simboli della passione: la tunica senza cuciture che i soldati hanno tirato a sorte coi dadi; i chiodi e il martello che i carnefici hanno usato per il supplizio; il gallo - “prima che il gallo canti mi rinnegherai tra volte” - e la Torah: i cinque libri dell’antico testamento.
In primo piano il Cristo in croce con Maria dolente e san Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Una fontana ai piedi della scalinata indica il battesimo attraverso il quale ciascuno di noi e’ diventato figlio di Dio.
Tu, fonte viva: chi ha sete beva!
Fratello buono che rinfranchi il passo:
nessuno è solo se tu lo sorreggi,
grande Signore!
Una barca: la barca della chiesa di Pietro “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.
I pani e i pesci. “Vi farò pescatori di uomini”.
Tu, pane vivo: chi ha fame, venga!
Se tu lo accogli, entrerà nel regno:
sei tu la luce per l’eterna festa,
grande Signore!
Sulla sinistra in fondo l’immagine di San Luca, l’evangelista di questo anno liturgico.
In alto Gesu’ trasfigurato: Il Risorto!
Tu, segno vivo: chi ti cerca, veda!
Una dimora troverà con gioia:
dentro l’aspetti, tu sarai l’amico,
grande Signore!
Siamo tutti sfiniti, stanchi, insofferenti, spaventati.
Storditi e confusi, come se non sapessimo più in che direzione andare.
Vivere è diventato difficile. Rimanere centrati e orientati, ancora di più.
Allora, sinceramente: a che ci serve visitare e pregare davanti a Gesù crocifisso?serve a lavorarci nell’intimo, perseverando e superando le difficoltà. Esserci vale più di tutti i digiuni e le mortificazioni quaresimali, fa bene alla mente e al cuore: grazie amici fraterni.
Sì, certo, serve assolutamente.
Ne abbiamo bisogno, qui, ora, per lasciarci alle spalle il caos, per trovare un orizzonte in questo deserto. Per riappropriarci della nostra anima.
Ci voleva, sinceramente. Per fare argine al fiume di parole che ci raggiunge ogni giorno, di catastrofiche previsioni, di notizie sempre più cupe, spaventevoli, inquietanti.
Ci voleva, sul serio, per riprendere in mano il nostro cammino, il senso del nostro incedere, per trovare un punto di appoggio, una chiave di lettura.
Abbiamo urgente bisogno di mettere dei punti fermi. Di mettere paletti. Di alzare lo sguardo per vedere se stiamo seguendo la strada che avremmo voluto percorrere, quella che, in qualche modo, ci porta verso la felicità.
Perché la peggiore delle tentazioni è di smettere di vivere. Per paura di morire.
Buona Pasqua!
Da sempre ci definiamo "gruppo aperto" continuamente sottoposto ad autocritica e revisione, una vera e propria cellula di educazione alla vita comunitaria. Tutti gli sforzi sono tesi affinché i giovani siano disponibili al volontariato sociale, all'educazione dei più piccoli, alla gestione del gruppo stesso e alla condivisione delle responsabilità: uno stare insieme faticoso ma produttivo.
L'Associazione, nata come corale, si è trasformata nel corso degli anni in un'Associazione "Tuttofare" basando il suo operare sulle solide fondamenta del Servizio. Servizio inteso come Amicizia all'interno del gruppo, Amore per il proprio paese e cardine per la crescita personale e sociale.
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